Riflessione Giornata per la vita 2016

La misericordia fa fiorire la vita

Ci siamo appena lasciati alle spalle una oceanica manifestazione per difendere la famiglia e già ci prepariamo, domenica prossima, a ricordare un altro pilastro fondamentale della nostra società: il rispetto di ogni vita umana.

Come ogni anno, dal 1979 a questa parte (successivamente all’entrata in vigore della legge sull’aborto), la Chiesa italiana celebra la Giornata per la vita per riflettere sui molteplici attentati alla vita umana, dal concepimento alla morte naturale, ma soprattutto per farsi promotrice di un’inversione di tendenza. E’ significativo il titolo scelto dal Consiglio Permanente della CEI: “La misericordia fa fiorire la vita”.

Qualcuno potrebbe chiedersi se dopo 38 anni tutto ciò abbia ancora senso. Per rispondere, ci viene provvidenzialmente in soccorso il “Giorno dalla Memoria”, che è fissato al 27 gennaio, quasi in concomitanza con la Giornata per la Vita. Se tutto il mondo ritiene importante continuare a ricordare quei 6 milioni di ebrei sterminati, in un orizzonte temporale ormai chiuso, quanto più sarà importante ricordare i 50 milioni di bambini soppressi annualmente prima della nascita a livello mondiale (100.000 in Italia, per fermarci alle statistiche ufficiali), ancora oggi?

Ciononostante, è facile girarsi dall’altra parte; certamente è più facile che guardare le immagini agghiaccianti del corpo di Aylan, il bambino siriano annegato a soli 3 anni, che ha scosso l’Europa e il mondo intero. Il bambino non ancora nato non ha un volto (o meglio, ce l’ha ma non lo si vede), non ha un nome; è proprio, come lo definiva Madre Teresa di Calcutta, “il più povero tra i poveri”, trattato talvolta come rifiuto e talaltra come oggetto del desiderio.

Rifiuto nel senso proprio del termine, in quanto i bambini abortiti sono ordinariamente “smaltiti” come rifiuti speciali ospedalieri, ad eccezione di quei pochi casi in cui, come fanno i volontari dell’Associazione Difendere la vita con Maria, possono almeno avere la dignità di un funerale e un posto al cimitero in cui essere pianti.

Oggetti del desiderio, quando si vogliono far prevalere le aspirazioni degli adulti sui diritti del bambino. E’ il caso, per tornare ad uno dei temi affrontati nel Family Day, delle coppie (omosessuali o non) che non esitano a ricorrere alla maternità surrogata (all’estero, perché vietata in Italia). Poco importa della particolarissima situazione simbiotica che si instaura tra la mamma e il bambino durante i 9 mesi di gravidanza e del fatto che il figlio “surrogato” sarà strappato via dalla madre appena dopo la nascita per essere consegnato a due sconosciuti.

Nell’anno del Giubileo della Misericordia, non bisogna rischiare malintesi sul significato di misericordia. “Misericordia significa aiutare la nostra società a guarire da tutti gli attentati alla vita” ci dicono i vescovi nel messaggio.

Misericordia è non stancarsi di affermare che non può sussistere un diritto alla soppressione di un altro essere umano, ancorché innocente e indifeso come il bambino non ancora nato.

Misericordia è far capire, con tutta la delicatezza del caso, che un bambino ha diritto a vivere con suo padre e sua madre e che la complementarietà uomo-donna è insostituibile per una crescita equilibrata.

L’uomo moderno, sempre più incapace di riconoscere la luce divina nel vivere quotidiano, finisce per confondere il diritto con il delitto (San Giovanni Paolo II in E.V. 4 ), continuando ad allungare l’elenco impressionante di attentati alla vita, messo a fuoco dalla CEI, con il coraggio della verità: “È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia”.

Già, l’eutanasia. Dopo anni di dibattiti, disegni di legge, sentenze “creative”, eccetera eccetera, a breve si riproporrà la questione in Parlamento, dove sarà discusso un nuovo disegno di legge, il cui titolo ha almeno il pregio essere inequivocabile: “Norme per la legalizzazione dell’eutanasia”.

Misericordia sarà ricordare che anziani e malati non possono essere eliminati, perché non esiste una vita che non abbia più senso di essere vissuta.

Sono queste le opere di misericordia che ci attendono: “amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”.

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